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IL COLORE DELLA BIODIVERSITÁ

PER SOSTENERE IL FORUM DELLA BIODIVERSITÁ MONDIALE DELLE NAZIONI UNITE, E IL PROGETTO 30×30 – CHE SI IMPEGNA A PROTEGGERE IL 30% DELLA TERRA E DEGLI OCEANI ENTRO IL 2030 -, È NATO PANTONE COLOR OF BIODIVERSITY. MA COS'É?

DI VIERI TOMMASI CANDIDI - 23 GENNAIO 2024

LA BIODIVERSITÀ È IN GRANDE PERICOLO

La biodiversità è “in biologia, la coesistenza (misurabile con specifici metodi statistici) di varie specie animali e vegetali in un determinato ecosistema; è detta anche diversità biologica.” Così la definisce il Treccani. Ossia, in parole povere, l'immensa ricchezza di vita sulla Terra: i miliardi di piante, animali e microrganismi, i geni che vi sono contenuti, i complessi ecosistemi che essi costituiscono nella biosfera, oltre all'interazione che se ne origina e in forza della quale si influenzano reciprocamente.

Purtroppo però questa immensa ricchezza non è così immensa da non essere a rischio. Circa 3/4 del nostro pianeta, infatti, sono stati alterati e danneggiati dalle azioni umane, con la conseguente estinzione di molte specie animali e vegetali. La biodiversità è pertanto in grande pericolo: i livelli di estinzione stanno crescendo a un ritmo allarmante, e si sta profilando il collasso dell'intero ecosistema. Tanto che se continueremo a perdere biodiversità al ritmo attuale, l'80% dei progressi derivanti dagli obiettivi che le Nazioni Unite si sono date fino a questo momento andranno perduti.

IL CONTRIBUTO COMUNICATIVO DI PANTONE COLOR OF BIODIVERSITY 

Per contribuire a frenare questo distruttivo degrado è nato Pantone Color of Biodiversity, un'idea di Pantone Color Institute – l'azienda statunitense che si occupa della catalogazione internazionale dei colori per la grafica -, che ha lanciato una nuova tonalità a sostegno della sopravvivenza dell'ecosistema, ispirata al “pigmento più antico del mondo”. Una vivace sfumatura di rosa, risultato dei fossili di organismi che un tempo vivevano negli oceani, ritrovati sulle rocce scoperte nel bacino di Taoudeni in Mauritania, nell'Africa Occidentale, ad opera della dott.ssa Nur Gueneli della Scuola di Ricerca di Anu di Scienze della Terra. Dal momento che il Sahara è uno dei luoghi più antichi del pianeta, l'idea è che i suoi antichissimi fossili, risalenti a 1,1 miliardi di anni fa, si prestino bene a evidenziare ciò che esisteva prima che il mondo fosse abitato.

Un'idea etica che forse non risolverà da sola il problema del degrado della biodiversità sulla Terra, ma che se non altro offrirà un supporto alla fondamentale comunicazione del problema rendendoci tutti più consapevoli.