L'IMPRONTA ECOLOGICA È UNA COSA BELLA O NO?

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L'IMPRONTA ECOLOGICA È UNA COSA BELLA O NO?

L'IMPRONTA ECOLOGICA (ECOLOGICAL FOOTPRINT) È UN INDICATORE DELLA SOSTENIBILITÀ, E STA A INDICARE QUANTO L'ECOSISTEMA E LE RISORSE NATURALI DELLA TERRA VENGONO SOLLECITATI

DI ARON HECTOR SCHMITZ - 20 OTTOBRE 2023

 

L'IMPRONTA ECOLOGICA È BUONA O CATTIVA?

La prima domanda da porsi è: l'impronta ecologica è qualcosa di positivo, un concetto simile al pollice verde? No, affatto. L'idea, sviluppata a metà degli anni Novanta da Mathis Wackernagel e William Rees, indica quanti ettari di bosco, terreni da pascolo, terreni coltivabili e mari siano necessari per rinnovare le risorse utilizzate e assorbire i rifiuti generati. Essa consente dunque di confrontare gli effetti del nostro consumo momentaneo con le risorse disponibili sulla terra.

Andando subito sul concreto, dei 51 miliardi di ettari di superficie complessiva del pianeta, 15 miliardi sono terre emerse, di cui le aree modificate da interventi umani (campi, pascoli, superfici edificate, strade ecc.) rappresentano circa il 35%. Ora, dividendo la terra e il mare produttivi per il numero di abitanti del pianeta, risulta che ciascuno di noi dispone di 2,1 ettari. Sottraendo poi una quota stimata attorno al 12% che include anche tutte le altre realtà della biodiversità, viene fuori come stima finale 1,98 ettari a testa, così suddivisi: 0,25 ha di terreni agricoli; 0,6 ha di pascoli; 0,6 ha di foreste; 0,03 ha di aree edificate; 0,5 ha di aree marine.

ADESSO PER SOPRAVVIVERE AVREMMO BISOGNO DI 1,7 “PIANETI TERRA”. E DOPO SARÀ ANCORA PEGGIO

Bello, no? Peccato però che in media usiamo 2,2 ha a testa, e nel 2050, se raggiungeremo i 9,3 miliardi di esseri umani previsti dalle proiezioni dell'Onu, avremo a disposizione meno di 1,2 ettari procapite. Ma, allora, di quanti pianeta Terra avremmo bisogno per conservare l'attuale consumo di risorse naturali? Allo stato attuale, avremmo bisogno di poco più di 1,7 “Pianeti Terra”. Quasi il doppio di quanto abbiamo a disposizione.

Ecco perché l'unica possibilità che ci rimane per sopravvivere, e la sola scelta etica che possiamo fare, è ridurre al massimo i nostri consumi nel settore degli alimenti, in quello del comparto abitativo, nei trasporti, nei vari beni di consumo, e nei servizi.

 
 
 
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